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23 agosto 2023

LA LEGGENDA DI BILL KOCH: DAL ‘PASSO SIITONEN’ ALLO SCI SU SABBIA, LA STORIA DEL VISIONARIO DELLO SKATING

Al giorno d’oggi è comunemente accettato ed appurato da tutti i regolamenti che lo sci di fondo si divida in due tecniche: la tecnica classica e la tecnica libera. In particolare – negli ultimissimi anni – si nota come in Coppa del Mondo risulti sempre più difficile definire gli “specialisti” di una tecnica piuttosto che di un’altra, tanto che la maggior parte degli atleti si esprime con la stessa efficacia in tutte e due le specialità. Questo a dimostrazione del fatto che le due tecniche sono assolutamente equiparate e praticate allo stesso modo.

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Da sinistra Pauli Siitonen e Bill Koch. Fonte foto: profili Instagram koenigludwiglauf e vtssm (Vermont Ski & Snowboard Museum)

Poco più di 50 anni fa, la situazione era però ben diversa: lo sci di fondo si riconosceva soltanto nella tecnica classica e quello che oggi chiamiamo “skating” o “pattinaggio” non solo non veniva praticato, ma addirittura non esisteva. Ma chi ha inventato lo skating? A tal proposito le opinioni si dividono, con alcuni giudizi che pendono a favore di Pauli Siitonen, mentre altri riconoscono questo merito a Bill Koch. Ma andiamo con ordine.

IL PASSO SIITONEN – In ordine cronologico, il primo in assoluto a portare nello sci di fondo qualcosa di simile allo skating fu Pauli Siitonen, atleta originario di Simpele, comune nel sud della Finlandia. Siitonen fin dalla giovinezza mostra discrete capacità, ma non è lo sci di fondo a consegnargli le prime gioie, bensì lo ski-orienteering. In questa disciplina ottiene qualche successo a livello giovanile, prima di lanciarsi nello sci di fondo. Sebbene a livello di risultati il finlandese non sia particolarmente ricordato, ciò che lo contraddistingue è l’utilizzo di un passo nuovo, che fino a quel momento nessuno aveva mai utilizzato nelle competizioni di sci di fondo. Si tratta del cosiddetto “Siitonen step” o “passo Siitonen”, un passo introdotto negli anni ’70, che consisteva nel pattinare con un solo sci, mantenendo l’altro nella direzione di scivolata. Una tecnica che gli permise di distinguersi soprattutto nelle gare su lunga distanza. Grazie al “passo Siitonen” il finlandese riuscì infatti ad imporsi nella Marcialonga del 1972 e nella Vasaloppet del 1973. Sempre per quanto riguarda le grandi classiche, l’atleta scandinavo si rese protagonista di altri importanti successi, aggiudicandosi 5 successi nella Finlandia-hiihto, 6 nella Koenig Ludwig Lauf e una nella Dolomitenlauf

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KOCH IL PIONIERE – Tuttavia, il padre della tecnica, colui a cui si attribuisce la scintilla che ha dato vita allo skating è sicuramente Bill Koch. William Conrad Koch, detto Bill, nasce a Brattleboro nel Vermont e pian piano si afferma su ottimi livelli, ma – anche lui come Siitonen – non subito nello sci di fondo, bensì nella combinata nordica. Una disciplina che però ben presto abbandonerà, per dedicarsi completamente al fondo in cui era decisamente più competitivo. A 18 anni, nel 1973, diventa il primo americano a vincere una medaglia internazionale nel fondo, con un terzo posto ai Campionati Europei Junior. Ma è negli anni successivi che Koch fa qualcosa di rivoluzionario. Dopo aver vinto qualche gara (come ad esempio l’Engadin Skimarathon) utilizzando il “passo Siitonen” – noto in America come “marathon skate” – Koch si spinge oltre. Adotta un nuovo modo di sciare, che in un certo modo si propone come un’evoluzione della tecnica di Siitonen, ma che in realtà si ispira al pattinaggio di velocità. Leggenda narra che durante una seduta d’allenamento su un lago ghiacciato in Svezia, Koch fosse stato superato proprio da un pattinatore, evento che avrebbe spinto lo statunitense a riflettere sull’efficacia di quella tecnica. E così Bill inizia a sfoggiare quella nuova sciata, considerata anche un po’ ambigua al tempo, ma proficua al punto che si stima che le sue prestazioni siano migliorate di circa il 10%. Tradotto: se Koch già prima era competitivo su ottimi livelli, l’invenzione del primissimo skating gli permise di superare la concorrenza e di vincere nel 1982 la prima edizione della Coppa del Mondo come la conosciamo oggi, oltre a portare a casa la prima medaglia americana in un Campionato Mondiale, con il terzo posto nella 30 km di Oslo 1982. Qualche anno prima, nel 1976, aveva già conquistato la prima medaglia olimpica statunitense del fondo, con un argento nella 30 km di Innsbruck. Ma quello dell’82 fu l’exploit che lo rese più famoso, al punto da essere considerato il primo statunitense di livello internazionale nello sci di fondo – portabandiera della sua nazione ai Giochi Olimpici di Albertville 1992 – e ancora oggi l’americano più forte della storia del fondo.

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ACCETTARE IL PROGRESSO – Va però sottolineato, che l’invenzione di Koch non fu subito accettata di buon grado da chi lo circondava. Avversari, ufficiali di gara e personalità di spicco dello sci si opposero fortemente a questa nuova tecnica, che stravolgeva i canoni dello sci di fondo dell’epoca e soprattutto dava un vantaggio importante a chi ne faceva uso, permettendogli di essere più veloce in pista. Venne messa in piedi una vera e propria “protesta organizzata” contro lo skating, che si tradusse in diverse iniziative per limitare l’uso della tecnica. In alcune competizioni venne direttamente resa fuorilegge e vietata, in altre occasioni si tracciarono dei percorsi di gara talmente ripidi da rendere impossibile l’utilizzo dello skating (non esisteva ancora il pattinaggio corto, lo skating di Koch era solo un prototipo di quello attuale). Ma non solo. In alcuni casi si cercò addirittura di ostacolare i fautori di questa tecnica costruendo delle barriere di neve sulla pista, così da rendere il tracciato percorribile soltanto in tecnica classica. Tuttavia dopo qualche tempo, nel 1986, la lotta di Koch per dare dignità alla sua creazione fu vittoriosa e la Coppa del Mondo fu costretta ad accettare la tecnica libera, che però fu relegata a competizioni separate, creando così la divisione tra Tecnica Libera e Tecnica Classica che conosciamo oggi. La storia di Bill Koch, il pioniere dello skating, ci insegna come lo sci di fondo sia stato – e sicuramente sia ancora – in continua evoluzione. Tra novità nella sciata (vedi la “corsa alla Klaebo”), evoluzioni tecniche (come ad esempio la scelta di gareggiare senza sciolina) e variazioni dei format e delle distanze di gara, la Coppa del Mondo ha sicuramente ancora molte novità da offrirci. In attesa del prossimo avanguardistico Bill Koch.

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NUOVE FRONTIERE – Dopo l’abbandono dell’agonismo, Bill Koch non ha smesso di guardare al futuro con quell’occhio critico e quello sguardo innovatore che gli hanno permesso di entrare nella storia di questo sport. Mentre un po’ dappertutto la neve scarseggia e si fatica a coprire l’intera stagione invernale, il leggendario statunitense ha già pronta la soluzione. Nelle Hawaii, dove ha vissuto per anni dopo il ritiro, si è gettato a capofitto nel mondo dello sci sulla sabbia! In diversi periodi dell’anno, Koch ha organizzato infatti camp introduttivi per chi volesse imparare a sciare sulle spiagge hawaiane. In un’intervista rilasciata a USA Today, Koch ha ammesso: “la gente che mi vede quasi non riesce a credere ai propri occhi. Uno su 10 è così stupito da alzarsi dall'asciugamano e scattare una foto. Non finisco mai un allenamento senza essere fermato un paio di volte." Uno sport in cui si individuano grandi somiglianze con lo sci di fondo canonico: "Trovare la sabbia giusta è un po' difficile – ha aggiunto Koch – Come la neve, cambia ogni giorno, stagionalmente e in base alle condizioni". Insomma, Bill Koch non smette di stupire. Oggi, a quasi 70 anni, è tornato a vivere in Vermont, lasciando la strada aperta al figlio Will Koch, che già compete ad alti livelli nelle categorie giovanili. Il classe 2002 ha ancora tanta strada da fare per eguagliare le gesta del padre, ma già si destreggia discretamente. Agli Youth Olympic Games di Losanna 2020 il giovane Will ha già centrato una medaglia nella 10 TC con un 3° posto, mettendo alle spalle un certo Edvin Anger (7°). Nella sprint, invece, Koch ha sfiorato il podio finendo 4°, mentre Anger ha chiuso 2°. L’anno scorso poi, ha esordito in Coppa del Mondo nella sprint di Livigno, chiudendo con il 41° tempo di qualifica. La nazionale statunitense lo ha convocato anche per le gare di Les Rousses e Dobbiaco, dove si è misurato sempre nel format sprint, con un 53° e un 45° posto. Insomma, c’è ancora tanta strada da fare. Ma non è detto che non sentiremo parlare di lui, sempre nel segno della fantastica famiglia Koch.
 

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