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21 settembre 2023

JOHANN MÜHLEGG, LO 'SPAGNOLO' CHE VINSE LA COPPA DEL MONDO: DALLO SCANDALO DEL 2002 ALLA FUGA IN BRASILE

Lo sport, purtroppo, si trova talvolta a doversi confrontare con aspetti che hanno ben poco a che fare con i valori di rispetto, sacrificio e correttezza che normalmente accompagnano ogni tipo di competizione. É il caso di Johann Mühlegg, atleta in attività tra gli anni ’90 e i primissimi anni 2000: la sua breve ma intensa carriera – tra risultati di spicco, cambi di nazionalità, scandali vari e interrogativi ancora aperti – può essere definita in mille modi fuorché “normale”.

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Johan Muhlegg a Park City, durante le Olimpiadi di Salt Lake City 2002. Fonte foto: profilo Instagram olympiska klassiker

GLI INIZI – Johan Mühlegg nasce nel 1970 a Marktoberdorf, in Baviera ed inizia a gareggiare in Coppa del Mondo di sci di fondo nel 1991, sotto la bandiera della Germania. Nei suoi primi anni ad alti livelli non si distingue particolarmente in quanto a risultati e non va oltre la settima piazza ai Giochi Olimpici dove conta tre partecipazioni tra Albertville ‘92, Lillehammer ’94 e Nagano ’98. Di lui, in quegli anni, si ricordano due vittorie alla Marcialonga, nel ’94 e nel ’99, in entrambi i casi a pari merito con un altro atleta: nel ’94 Mühlegg divise il gradino più alto del podio con l’italiano Silvano Barco, dopo una volata conclusasi al foto finish, mentre nel ’99 il tedesco decise di tagliare il traguardo insieme allo spagnolo Juan Jesus Gutierrez. Il suo nome, per i più nostalgici, figura anche nell’albo d’oro della Marciagranparadiso, gara della quale fu vincitore nel ‘97.

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IL CAMBIO DI NAZIONALITA’ – Il suo era però il profilo di un ragazzo dal carattere assai particolare, tanto che fin dai primi anni di militanza in Coppa, si evidenziarono screzi e difficoltà nei rapporti con la squadra e la federazione tedesca. Difficoltà che non accennarono a placarsi fin quando in seguito alle Olimpiadi di Nagano 1998, dopo anni di scontri e incomprensioni, l’atleta venne bandito dalla squadra a causa del suo comportamento discutibile. Facilitato dai suoi buoni rapporti con la squadra spagnola, in particolare con quel Juan Jesus Gutierrez con cui aveva condiviso la Marcialonga e con Haritz Zunzunegui, l’11 novembre 1999 Johann Mühlegg riuscì ad ottenere la cittadinanza spagnola e dunque divenne eleggibile per la nazionale iberica. Tornò così a correre e lo fece con i colori della Spagna. La prima stagione del “torero” – così si è definito lui stesso in un’intervista del 2002 – fu inaspettatamente vittoriosa: il 10 dicembre 1999 vinse la sua prima gara in Coppa del Mondo rifilando oltre 40 secondi a Stephan Kunz e Christian Hoffmann – rispettivamente secondo e terzo – nella 15 chilometri in tecnica libera di Sappada (prima di quel giorno non aveva mai centrato un podio in Coppa). Quella stessa stagione venne dominata da Mühlegg in lungo e in largo: 4 vittorie, 3 secondi posti e molti buoni piazzamenti – tra i quali il quinto posto nella 50 di Oslo – gli valsero la conquista della classifica generale di Coppa del Mondo. Un exploit per la Spagna: nessuno ci era mai riuscito e, dopo di lui, chiaramente nessun’altro iberico è riuscito a replicare.

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IL CASO DI LAHTI 2001 – L’anno dopo fu la volta dei Campionati Mondiali finlandesi di Lahti e Johann Mühlegg, specialista delle lunghe distanze, era determinato a puntare tutto sulla 50 in tecnica libera. Anche qui, lo spagnolo vinse e lo fece con un ampio margine: 1 minuto e 56 sul secondo René Sommerfeldt e 2 minuti e 01 sul terzo Sergej Krianine. A questo oro si aggiunse poi l’argento, conquistato nell’inseguimento in tecnica classica, grazie alla squalifica dell’atleta di casa Jari Isometsa, risultato positivo all’amido idrossietilico. Una positività che fece scoppiare il caso doping all’interno della squadra finlandese: dopo Isometsa vennero ritenuti fuorilegge anche i risultati delle analisi di Mika Myllylae, Harri Kirvesniemi, Janne Immonen, Milla Jauho e Virpi Kuitunen, con conseguente squalifica dei finlandesi da quasi tutte le gare e ritiro dell’oro che Myllylae, Kirvesniemi, Immonen e Isometsa avevano conquistato nella staffetta davanti a Norvegia e Svezia. Un segnale, forse, di un diffuso trend criminoso che avrebbe coinvolto più tardi anche Mühlegg.

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LO SCANDALO OLIMPICO DEL 2002 – Vittoria della Coppa del Mondo, oro nella 50 dei Campionati Mondiali e mirino puntato sulle Olimpiadi di Salt Lake Lake City del 2002. Johann Mühlegg era determinato a chiudere il cerchio durante la rassegna statunitense, ma la parabola dello spagnolo dal sangue germanico era destinata ad esaurirsi presto. Vinse, sì, e fu anche la prima medaglia d’oro della Spagna ai Giochi Olimpici Invernali da quel lontano 1972 in cui Francisco Fernandez Ochoa aveva trionfato nello slalom. Prima la 30 chilometri, poi l’inseguimento ed infine anche la 50 chilometri. Risultati eccezionali – che proiettavano Mühlegg nella storia del fondo e degli sport invernali, valendogli anche i complimenti di re Juan Carlos di Spagna – spazzati via però poco dopo da una notizia che in molti speravano di non ascoltare. Durante i controlli anti-doping di routine, nel sangue di Mühlegg furono trovate tracce di darbepoetina (anche detta NESP), una sostanza dopante simile all’EPO. Inevitabili i passaggi successivi: la vittoria nella 50 fu subito assegnata al russo Mikhail Ivanov, mentre gli altri due ori rimasero momentaneamente intoccati dal CIO. La sentenza definitiva arrivò nel 2004, quando il comitato esecutivo del CIO strappò a Mühlegg anche le vittorie della 30 e dell’inseguimento. Per la Spagna ed il mondo dello sci fu un vero scandalo, che oltre a portare lo spagnolo ad una squalifica di diversi anni, gettò grossi dubbi anche sulla buona fede dell’atleta ai tempi delle vittorie in Coppa del Mondo e nei Campionati Mondiali, macchiando e di fatto cancellando il suo nome dall’elenco dei campioni di questo sport. Così, in pochi giorni, Mühlegg passò dall’essere campione olimpico ad essere uno dei “traditori” più odiati della storia del fondo.

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LA FUGA IN BRASILE – Ma poi Mühlegg tornò a gareggiare? No, non lo fece. Anzi, si ritirò ufficialmente dall’attività prima della fine della sua squalifica e pubblicò un’autobiografia dal titolo molto eloquente: “Alone against all”, ovvero “Da solo contro tutti”. Dopo il 2006, si persero le tracce di Mühlegg e nessuno seppe più niente di lui per diversi anni, fino a quando nel 2014 il giornale svedese Expressen fece una scoperta sorprendente. Durante i Mondiali di Calcio di Rio de Janeiro, si venne a sapere che Mühlegg si trovava a Natal, una delle città ospitanti della competizione FIFA. E non solo: viveva a 5 minuti dall’Arena Das Dunas, lo stadio che tra le altre ospitò anche Italia-Uruguay, match valido per la fase a gironi concluso sullo 0-1 in favore dei sudamericani. Ma tornando a Mühlegg, si scoprì che in Brasile si dedicava a gestire un’impresa edile con circa 15 impiegati. Inutile sottolineare che a tutte le domande poste dagli inviati svedesi sul suo passato nello sci Mühlegg abbia risposto in maniera molto fugace, quasi a voler cancellare quel periodo buio della sua vita. Per quanto se ne sappia, oggi dovrebbe vivere ancora lì, con la moglie brasiliana e una figlia di circa 10 anni.

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