top of page
27 dicembre 2023

IL TOUR DE SKI DIVENTA MAGGIORENNE: BREVE RIASSUNTO DI STORIE E PROTAGONISTI DEL "TOUR DE FRANCE DEL FONDO"

Per chi segue con passione lo sci di fondo da anni, c’è un appuntamento senza il quale la stagione non avrebbe lo stesso sapore. Se Mondiali e Olimpiadi sono rassegne che si ripresentano l’una ogni 2 anni e l’altra ogni 4, chi non manca mai all’appello è il Tour de Ski. Puntuale ogni anno, carico di aspettative e grandi tappe, nella stagione 2023/24 eccolo ancora lì a riempire un calendario altrimenti scarno.

combo.cologna.northug.johaug.tour.de.ski.png

Da sinistra Dario Cologna, Petter Northug e Therese Johaug all'arrivo della salita finale del Tour de Ski

Dopo i Mondiali di Planica 2023 e in attesa di quelli di Trondheim 2025 (e ovviamente delle Olimpiadi del 2026), il 2024 è l’anno perfetto per festeggiare i 18 anni dalla nascita del Tour de Ski, risalente alla stagione 2006/07. Tra gioie, fatiche, ritiri e vittorie, i primi 17 anni del Tour ci hanno regalato tante storie da raccontare.

​

IL TOUR DE FRANCE DEL FONDO – Il paragone con il Tour de France non è un accostamento buttato lì. La scintilla che diede il via alla nascita del Tour de Ski, si lega infatti alla corsa a tappe ciclistica: nei primi anni 2000, Vegard Ulvang e Jürg Capol – allora capo del comitato fondo della FIS e direttore della Coppa del Mondo – sono alla ricerca di un’idea per ravvivare il calendario dello sci di fondo. I due giungono alla conclusione che una corsa a tappe, proprio sul modello del Tour de France, sia la soluzione migliore e nasce dunque il Tour de Ski, il cui nome rispecchia esattamente la classica francese del ciclismo. Ma come concludere con una tappa in grande stile? Durante un soggiorno in Val di Fiemme, a colpire Ulvang e Capol è la pista Olimpia III del Cermis, alla quale decidono di assegnare l’ultima e decisiva tappa, facendo risalire la pista al contrario e sfruttando la stazione intermedia del Doss dei Laresi come sede per il traguardo. Oggi, la Final Climb è il fiore all’occhiello del Tour de Ski e non può esserci anno in cui i migliori fondisti al mondo non passino da quella che i norvegesi hanno ribattezzato “Monster Bakken”. Negli anni, il Tour de Ski si è guadagnato e ha consolidato lo status di “Tour de France del fondo”, tant’è che migliaia di tifosi accorrono da tutto il mondo per seguire le varie tappe e la “Salita del Cermis” risulta ogni stagione la gara più seguita in tv.

​

I CAMPIONI STORICI – Sono molti i nomi illustri che hanno avuto la fortuna di tagliare quel traguardo al primo posto. A partire dalla prima storica edizione del 2006/07, vinta dal tedesco Tobias Angerer davanti al russo Alexander Legkov e al norvegese Simen Østensen e dominata al femminile dalla finlandese Virpi Kuitunen ai danni della campionessa norvegese Marit Bjørgen e dell’ucraina Valentina Shevchenko. Negli anni a seguire, si sono alternati poi numerosi volti sul gradino più alto del podio, con la Norvegia stranamente poco rappresentata nell’albo d’oro dei primi anni. Per vedere la prima vittoria di un norvegese bisogna infatti aspettare l’8ª edizione, dove arriva la prima vittoria maschile con Martin Johnsrud Sundby e la prima femminile con Therese Johaug. Ma i veri re e regina di questa corsa a tappe portano sul petto due bandiere meno blasonate: al femminile è la polacca Justyna Kowalczyk l’assoluta dominatrice dell’albo d’oro, con 4 vittorie consecutive nel 2009/10, 2010/11, 2011/12 e 2012/13. Al maschile, invece, il re della montagna è lo svizzero Dario Cologna, padrone anche lui per 4 volte di un format che ha sempre premiato gli atleti più completi in tutte le tecniche e soprattutto i più continui. A tal proposito, seppur Petter Northug abbia spadroneggiato per anni in tutte le discipline, va ricordato che il campione norvegese è riuscito soltanto una volta a prendersi la vittoria del Tour, con la Final Climb sempre fatale per lui. Tra l’altro, anche la sua unica vittoria è in realtà una “mezza vittoria”, frutto di un 2° posto poi riconvertito in 1° posto dopo la squalifica per doping di Sundby, avvenuta nel 2015.

​

COM’É CAMBIATO IL FORMAT – Il Tour de Ski ha sempre proposto a grandi linee lo stesso format di gara: inizio a fine dicembre con tappe in vari paesi del centro Europa e conclusione intorno all’epifania con le ultime gare sempre ospitate in Val di Fiemme. La Val di Fiemme, in questo senso, è la vera e propria padrona del Tour, essendo l’unica località ad aver sempre ospitato almeno una tappa in tutte 18 le edizioni. Le altre nazioni toccate dal Tour de Ski sono state poi la Germania (fin dalla prima edizione), la Svizzera (in tutte le edizioni dal 2012/13 in poi) e la Repubblica Ceca che ha ospitato alcune tappe tra il 2007 e il 2010. A proposito invece della tipologia di gare proposte, si notano diverse variazioni negli anni. Per chi lo ricordasse, infatti, nelle prime edizioni e fino al 2014/15, il Tour de Ski iniziava con una prova atipica: il prologo. Una gara a cronometro di circa 4/5 chilometri che serviva a stabilire una prima graduatoria assegnando il pettorale di leader al migliore al traguardo. Per diversi anni, il Tour de Ski ha inoltre ospitato un’altra peculiare tappa – assai spettacolare per gli spettatori – la celebre Cortina-Dobbiaco. Si trattava di una gara ad inseguimento, che collegava le due località situate rispettivamente in Veneto e in Trentino presentando un percorso all’interno di boschi e pianure capace di rubare lo sguardo di atleti e tifosi. La Cortina-Dobbiaco era poi stata messa da parte dall’organizzazione del Tour de Ski a partire dal 2015, anche a fronte delle difficoltà nel garantire l’innevamento su tutto il percorso di circa 25/30 km. Quest’anno – per l’edizione 2023/24 – era inizialmente stata reintrodotta una pursuit da 25 km, che pur non ricalcando il percorso della Cortina-Dobbiaco, puntava ad offrire alcuni panorami tipici di quella gara sempre nella cornice di Dobbiaco. Tuttavia, la mancanza di neve ha costretto l'organizzazione a ridurre la distanza, che sarà comunque di 20 km. Infine, facendo sempre riferimento alle variazioni del format apportate negli anni, occorre ricordare che la salita finale del Cermis non si è sempre svolta come la vediamo oggi. Se a partire dall’edizione 2019/20 gli atleti scattano tutti insieme nell’ultima tappa, con il format della mass start, nelle prime 13 edizioni gli atleti partivano invece con i distacchi accumulati durante tutto il Tour de Ski e l’ordine d’arrivo rispecchiava la classifica generale del circuito. Con la modalità introdotta negli ultimi anni, al contrario, la Final Climb costituisce una tappa a sé, che si va a sommare alla classifica generale del Tour. Tradotto: non è più una “passerella” conclusiva, bensì una delle gare più concitate e avvincenti. E lo spettacolo non può che beneficiarne.

​

KLAEBO VERSO LA STORIA – Come già detto, la Norvegia ci ha messo un po’ ad entrare nella mentalità da Tour de Ski, centrando la prima vittoria nella classifica finale solo nel 2013/14. Va però detto che dopo quell’anno la truppa Norge è rimasta salda in testa al Tour de Ski e difficilmente si sono visti atleti di altre nazioni alzare la coppa triangolare. Al femminile la Norvegia si è infatti distinta con 3 vittorie di Therese Johaug, 2 di Heidi Weng e 1 di Ingvild Flugstad Østberg e Marit Bjørgen, mentre al maschile hanno gioito 3 volte Johannes Høsflot Klaebo, 2 Martin Johnsrud Sundby e 1 Petter Northug. Per quanto riguarda i “non norvegesi”, oltre alle 4 volte di Kowalczyk e Cologna, si contano in misura minore le vittorie di altre nazioni: al femminile si iscrivono all’albo d’oro anche la finlandese Virpi Kuitunen (2 vittorie), le svedesi Charlotte Kalla (1) e Frida Karlsson (1), l’americana Jessie Diggins (1) e la russa Natalja Neprjaeva (1). Al maschile, invece, scorrendo le classifiche si leggono i nomi del russo Aleksandr Bolshunov (2 vittorie), degli altri due russi Aleksandr Legkov (1) e Sergej Ustiugov (1), del tedesco Tobias Angerer (1) e del ceco Lukas Bauer (1). Tutti dati e numeri interessanti, ma che alla fine si traducono in una sola e semplice domanda: quest’anno cosa può accadere? Gli occhi sono tutti puntati su Klaebo, che dopo una leggera difficoltà nell’inizio di stagione ha dimostrato di essere tornato più in forma che mai. Per lui l’obiettivo è chiaro: vincere il 4° Tour de Ski vorrebbe dire raggiungere Kowalczyk e Cologna come numero di successi, mettendo un ennesimo tassello nella storia dello sci di fondo. Al femminile le porte sono aperte a tutti, con Karlsson non al meglio le varie Ebba Andersson (sebbene anche lei debilitata dal Covid), Jessie Diggins e la stessa Victoria Carl si prenotano per contendersi la vittoria finale.

 

La pista darà il suo responso, il 30 dicembre si parte. Pronti, via!

bottom of page